Tre stereotipi da sfatare
Ogni professione si porta dietro idee e preconcetti, alimentati dal tempo e dalla cultura. Abbiamo credenze sul medico, su chi lavora in banca, su chi esercita la professione legale; il mestiere dello psicologo non fa eccezione. In questo articolo vorrei affrontare tre stereotipi connessi a questa professione per sfatarli o quantomeno proporre una visione alternativa, uno sguardo diverso sulle cose.
Una prima idea diffusa è che lo psicologo sia ‘per i matti’; lasciate che vi dica che questa credenza è scorretta. Soltanto una piccola parte delle persone che si rivolgono a un professionista psicologo, infatti, ha dei disturbi psichici gravi. Andare da uno psicologo non significa quindi avere una psicopatologia e, anzi, nella maggior parte dei casi, le persone che utilizzano questo tipo di supporto stanno “semplicemente” vivendo un momento di difficoltà. Sono molte infatti le situazioni della vita in cui possiamo sentire una sofferenza, sentire che da soli – in quello specifico momento – non riusciamo a farcela. Potrebbe trattarsi di una decisione difficile da prendere, di una relazione che non va come vorremmo, di un problema sul lavoro. Il sostegno di un professionista aiuterà a fare chiarezza e a ristabilire uno stato di maggior armonia con se stessi e con le circostanze in tempi più brevi.
Altro tema ricorrente nelle ‘fantasie’ sulla figura dello psicologo è la lunghezza del percorso che si immagina possa essere interminabile, quasi certamente di anni. Seppur non sia possibile stabilire a priori quanto durerà un percorso, non è assolutamente detto che si protragga per un tempo lunghissimo. Va detto che la durata dipenderà da diversi fattori tra cui gli obiettivi che la persona vuole raggiungere e il suo livello di impegno e di ingaggio rispetto a ciò che si prefigge. Un percorso può quindi durare anche pochi mesi o persino pochi incontri.
Un terzo ‘falso mito’ è la credenza che parlare con uno psicologo sia come chiacchierare con un amico, un confidente o un’altra figura importante nella nostra vita. Ci si domanda quindi perché ci si dovrebbe rivolgere a una persona che non si conosce, avendo già la possibilità di ‘sfogarsi’ con qualcuno a noi vicino. La relazione che si crea con uno psicologo è in realtà molto diversa da quella che abbiamo con un amico: non essendo inserito all’interno del nostro ambiente e delle nostre dinamiche relazionali, lo psicologo rappresenta un elemento esterno e neutro rispetto al mondo della persona ed è quindi possibile parlargli liberamente, senza censure e senza il timore di impattare sulle situazioni della quotidianità. Lo psicologo, inoltre, a differenza di un amico, dispone di strumenti e tecniche utili ad affrontare e superare difficoltà strutturate.
Si può quindi fare riferimento a un professionista psicologo per tutte le situazioni difficili che possono capitare nella vita senza temere che il percorso debba necessariamente durare anni e nella piena convinzione di scoprire uno spazio di ascolto e supporto, in cui potersi esprimere liberamente senza essere giudicati, trovando accoglienza e nuove vie per affrontare quel che ci affligge.
“Non abituarti così tanto al dolore da dimenticare che la serenità è ancora un’opzione”, anonimo